La Psicoterapia modifica il nostro cervello: mente e corpo un’unità ritrovata

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“Ancora troppo diffusa è la credenza che in psicoterapia si facciano solo “chiacchiere”.
Questo pregiudizio, ovvero un giudizio anticipato e prematuro, come altri ha delle fondamenta culturali profonde. E’ nato da una visione dualistica della cultura occidentale che separa nettamente il concetto di mente da quello di corpo.Dicotomia che ha condotto a una disparità, anche nell’importanza comunemente attribuita in maggior misura alla salute fisica, a discapito di quella mentale”.

(McClanahan et al., 2006)

Tuttavia, le più recenti scoperte hanno permesso di stabilire con certezza che la psicoterapia agisce sul cervello, producendo un vero e proprio mutamento dei circuiti neuronali. Le tecniche di neuroimaging dimostrano che il lavoro psicoterapeutico produce le stesse modifiche chimiche che sono apportate dalla terapia psicofarmacologica, indebolendo la concezione dualistica che vede come nettamente separati la mente e il corpo.

Le radici del pregiudizio: il dualismo mente-corpo

In origine, la Psicologia è nata con lo scopo di studiare gli aspetti caratteriali e comportamentali dell’uomo. Il termine psicologia è stato coniato nel XVI secolo, da Rodolfo Goclenio, e deriva dalle parole: psiché (respiro, alito, fiato, principio vitale, ma anche carattere personale e modo di agire), e logos (discorso, pensare, ragion d’essere, studio). Tuttavia, le radici della Psicologia affondano ancora più in profondità nella filosofia dell’Antica Grecia, con il pensiero di Platone (400 a.C.). Dalla sua teoria nasce la contrapposizione tra tutto ciò che è considerato immateriale e intangibile, il mondo delle idee, e ciò che invece è materiale, corporeo.

 

Successivamente, questo pensiero dicotomico viene rinforzato dalla filosofia Cartesiana del XVII secolo, con la res cogitans e la res extensa, e fino ad oggi ha influenzato, insieme alla cultura Cattolica, il pensiero del mondo occidentale. Da tali basi si è instaurata una netta divisione tra mente e corpo, questo dualismo ci ha portato a concepire l’uomo come un insieme di organi con distinte funzioni, perdendone il senso di unicità. Da un lato, stimolando un elevato sviluppo conoscitivo e tecnologico, “le specializzazioni”, dall’altro, però, ostacolando un approccio multidimensionale allo studio e alla cura dei fenomeni umani, normali e patologici.

Psicoterapia e dualismo mente-corpo: un diverso punto di vista

Una prospettiva alternativa la ritroviamo nella cultura orientale, caratterizzata per avere una visione più ampia dell’oggetto osservato, che viene sempre posto in relazione agli altri elementi del contesto. Corpo e mente sono visti come aspetti inseparabili; in particolare, nella filosofia Buddista per unicità non si intende che corpo e mente siano identici, ma che non siano separati, essi sono considerati entità distinte di uno stesso essere vivente che dialogano e interagiscono profondamente.

Tra gli approcci più moderni in ambito medico, invece, si cerca di colmare questa distanza con la medicina integrativa, l’approccio olistico, o la psicosomatica. Infine, il concetto di Engel di medicina biopsicosociale suppone una matrice triangolare, in cui il corpo e la mente sono posti in una relazione reciproca e nei confronti di un terzo agente, l’ambiente. Ciò che emerge da questi nuovi approcci è la necessità di un lavoro interdisciplinare, nel quale il paziente venga preso in carico nella sua interezza, in un’ ottica di cura alla persona e non della malattia.

Fonte: www.stateofmind.it

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