IL CORPO NON MENTE: Il corpo sa, fidiamoci di più delle nostre sensazioni.

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E ho detto al mio corpo sottovoce “Voglio essere tua amica”. Ha inspirato profondamente e mi ha risposto: “Ho aspettato questo per tutta la mia vita”
Nayyirah Waheed

 

Cosa mi vuole dire oggi il mio mal di testa? E come mai proprio in questo momento della mia vita mi sono bloccato con la schiena?

Sono grida di aiuto che il nostro corpo ci invia e che non vogliono essere subito soffocate da un antidolorifico. Ci vuole forse comunicare che stiamo agendo senza ascoltarci? Senza dare ascolto alle nostre sensazioni ed emozioni? Stiamo forse compiacendo qualcuno senza ascoltare i nostri bisogni?

Questi sono solamente alcuni esempi dei messaggi che può inviarci il nostro corpo e che fin troppo spesso non siamo in grado di cogliere perché non siamo abituati ad ascoltarlo, anche a causa del dualismo cartesiano mente-corpo che ha caratterizzato per molto tempo il pensiero occidentale.
Ascoltare il proprio corpo significa ascoltare e comprendere le proprie emozioni.

 

 

Le emozioni che proviamo nascono nel corpo, sono esperienze corporee che hanno una funzione adattiva e di sopravvivenza della specie. Se riflettiamo un momento, infatti ogni emozione ha una propria espressione corporea che richiama qualcosa di ancestrale: con la paura tratteniamo il fiato, con la rabbia serriamo la mascella e così via.

L’importanza di sentirsi, e soprattutto di comprendere cosa ci sta succedendo, cosa stiamo provando, permette al tutto di fluire in modo armonico. Laddove, invece, reprimiamo le lacrime oppure ingoiamo bocconi amari senza la capacità di esprimerci, a causa di fardelli che ci portiamo fin dall’infanzia “sono un uomo e non posso permettermi di piangere come una femminuccia”, oppure “non è una cosa buona arrabbiarsi” e tante altre simili, il nostro corpo trasformerà le emozioni represse in contratture muscolari o in una particolare postura fino a che non reggerà più il peso della non espressione.

Noi siamo abituati a pensare di avere un corpo, invece noi siamo il nostro corpo e più che mai lo siamo stati da bambini, quando il nostro modo per comunicare era unicamente a livello corporeo e sensorio, prima che subentrasse il linguaggio verbale.

Il nostro corpo è la memoria dove sono registrate le nostre esperienze, sul nostro corpo portiamo le tracce del nostro vissuto, dei nostri traumi, delle nostre emozioni, del nostro modo di relazionarci: il corpo è un testo inesauribile.
Se comprendiamo questo non lo considereremo più come scisso dalla mente, ma una meravigliosa unità corpo-mente.

Durante il mio lavoro, invito il paziente a soffermarsi su eventuali sintomi fisici che si presentano nel setting terapeutico. Per esempio, durante una seduta una giovane ragazza continuava a fare dei piccoli colpi di tosse, scusandosi dicendo di sentire un fastidio alla gola. A seguito di una domanda come: “Cosa ti dà fastidio in questo periodo della tua vita?” emerse un lavoro su come la paziente fosse infastidita da certi atteggiamenti di una collega, andando inevitabilmente a lavorare su se stessa. Ovvero quegli stessi atteggiamenti che generavano un fastidio, facevano parte della personalità della paziente, ma dalla stessa non accettati e proiettati all’esterno.

Non è scontato e non è facile comprendere il senso di alcuni sintomi fisici che sopraggiungono inaspettati, ma come qualsiasi attività, necessita di un po’ di allenamento. E’ fondamentale comprendere le proprie emozioni, saper dare un nome a queste emozioni e riuscirle ad esprimere. Lasciando andare senza trattenere dentro di noi, altrimenti come abbiamo visto, il corpo urlerà.

Spesso dico ai miei pazienti che lo studio dove ci incontriamo è come una palestra dove imparare a conoscersi meglio, dove sperimentare nuove modalità di relazione, nuove attività come il rilassamento e l’ascolto del proprio respiro, oppure dove mettere in scena le proprie emozioni o un sogno ricorrente.

 

Dott.ssa Daniela Maggiorano
Psicologa Psicoterapeuta

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