QUANDO L’ANSIA PUO’ INSEGNARMI QUALCOSA

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Valentina è una donna di 40 anni, single e con una brillante carriera da libera professionista..fino a due anni fa.
Nelle prime sedute del nostro percorso terapeutico insieme mi racconterà la sua storia.
E’ da circa due anni che si è barricata in casa, ha dovuto per forza di cose tralasciare la sua attività lavorativa, non riuscendo più ad essere indipendente. E’ stata costretta a tornare a vivere con la madre,ha il terrore di allontanarsi dalla propria abitazione, ed ha chiuso i rapporti con il mondo esterno.

Valentina mi racconta dei suoi primi ed intensissimi attacchi d’ansia.

Nelle prime sedute accolgo questa sua necessità di raccontarsi, un raccontarsi molto veloce senza quasi mai prendere aria, passava da un argomento all’altro, il tono di voce era molto alto ed il ritmo incessante, cercava di dirmi più cose possibili con lo scopo, secondo lei, di farmi comprendere al meglio la situazione. Ma avveniva il contrario: io mi confondevo di più e questa sua modalità comunicativa mi toglieva il fiato.
Proprio come l’ansia toglieva l’aria a lei.
Valentina non respirava. Valentina aveva paura.
L’ansia per lei è arrivata così all’improvviso, senza che lei fosse capace di dare un senso ed un significato a questo stare male.

 

 

 

 

È come se le fosse crollato il pavimento sotto i piedi, non aveva più appigli e punti di riferimento, si sentiva completamente persa e non al sicuro.

D’altro canto, l’ansia era stato per lei un campanello d’allarme, l’ansia l’ha protetta.
Il sintomo che il paziente ci porta in terapia, non è mai qualcosa di sbagliato e da smantellare. E’ una sua caratteristica, senza la quale non sarebbe lei nella sua unicità. E’ stata la migliore strategia che lei abbia potuto trovare in un momento di difficoltà e di poco sostegno. In Psicoterapia della Gestalt infatti lo chiamiamo un “adattamento creativo”, ovvero una creazione a cui quella specifica persona ha dato vita per sopravvivere.
Ma forse là e allora questo sintomo le era utile, ma oggi nel qui ed ora ha ancora bisogno di proteggersi in questo modo?

Molte volte i pazienti si identificano con il proprio sintomo, come se non fossero altro che quello; invece è importante considerare la persona nella sua interezza, nella sua totalità ed esplicitarlo al paziente.
Quindi l’ansia sarà la protagonista delle nostre sedute solo all’inizio, ovvero quando il paziente spiegherà il motivo per cui ha deciso di intraprendere una psicoterapia.
Le sedute proseguiranno affrontando tutto il mondo del paziente, che ovviamente non è solo ansia. Lavoreremo sul modo in cui interagisce con le persone, sulla sua modalità comunicativa; insieme ci focalizzeremo sulla respirazione per imparare a stare nel momento presente, evitando così anche di correre con le parole; ricreeremo un ground sul quale poggiare i piedi, quindi imparando ad ascoltare il proprio corpo, e così via.

Oggi Valentina è fidanzata, ha ritrovato i suoi vecchi amici e ne ha incontrati di nuovi, viaggia con la sua macchina per l’Italia per motivi di lavoro ed il nostro cammino insieme si è concluso circa 4 mesi fa.

 

Dott.ssa Daniela Maggiorano
Psicoterapeuta della Gestalt

 

 

*  I nomi utilizzati sono di fantasia e parti del caso clinico sono state alterate per proteggere la privacy del paziente.

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